venerdì 22 ottobre 2010

Tratto da "Coraline"

Invito a una piccola riflessione su queste belle parole che ho letto poco fa e che ho pensato di trascrivere... Il brano è tratto da Coraline, romanzo horror per ragazzi, che a mio parere va molto bene anche per gli adulti. Best Sellers...

-Quando ero piccola- disse Coraline al gatto -e abitavamo nella nostra vecchia casa, molto ma molto tempo fa, papà mi portò a fare una passeggiata nel terreno abbandonato che separava casa nostra dai negozi. Il realtà, non è che fosse in posto ideale per andare a spasso. Era pieno di cose che la gente aveva buttato via: vecchie cucine a gas, piatti rotti, bambole senza braccia e senza gambe, lattine vuote e bottiglie rotte. Mamma e papà mi fecero promettere di non andarci mai da sola durante le mie spedizioni, perchè c'erano troppe cose taglienti e poteva venirmi il tetano e cose così. Ma io continuavo a dire che volevo esplorare quel posto. Così un giorno mio padre si mise i suoi stivaloni marrone e i guanti, poi mi infilò gli stivali, i jeans e un maglione, e andammo a fare un giro. Avremo camminato per una ventina di minuti. Scendemmo lungo un pendio, fin sotto un canalone dove scorreva in torrente, e di colpo papà mi disse: "Coraline scappa. Risali il pendio. Subito!"Me lo disse con tono severo, disperato, così obbedii. Corsi su per il pendio. Mentre correvo qualcosa mi fece male al braccio, ma io non mi fermai. Arriata in cima alla salita, sentii qualcuno che sfrecciava su per il pendio, dietro di me. Era mio padre, che correva come un rinoceronte alla carica. Quando mi raggiunse, mi prese in braccio e corremmo oltre la sommità della scarpata. Poi ci fermammo, ansimando e cercando di riprendere fiato, e guardammo di nuovo in fondo al canalone. L'aria pullulava di vespe gialle. Forse camminando avevamo calpestato un nido in un tronco marcio. Mentre correvo su per la salita, mio padre si era fermato per darmi il tempo di scappare, e l'avevano punto. E correndo gli erano caduti gli occhiali. Io ci avevo rimediato una sola puntura sul braccio. Lui, ben trentanove punture su tutto il corpo. Le contammo dopo, facendo il bagno. (...) -Così- disse Coraline -più tardi, sempre in quel pomeriggio, mio padre tornò là pre riprendersi gli occhiali. Disse che se avesse rimandato di un altro giorno, poi non si sarebbe più ricordato il punto esatto in cui erano caduti. E poco dopo tornò a casa con gli occhiali sul naso. Disse che non aveva avuto paura, mentre era fermo lì con le veste che lo pungevano e gli facevano male, mentre mi guardava correre via. Perchè sapeva che doveva darmi il tempo di scappare, altrimenti le vespe avrebbero inseguito tutti e due. (...) Coraline rimase ferma dov'era. -E mi disse che non era stato coraggioso restando lì fermo a farsi pungere - disse Coraline - Non era stato coraggioso perchè non aveva avuto paura: quella era l'unica cosa che potesse fare. Ma quando era tornato a riprendersi gli occhiali, sapendo che lì c'erano le vespe, aveva veramente avuto paura. Quello era stato vero coraggio. (...) - E perchè mai? - le domandò il gatto, con un tono che rivelava scarso interesse. -Perchè quando hai paura di qualcosa, e la fai comunque, quello è coraggio.

Non la penso esattamente come lo scrittore, perchè il gesto del papà l'ho trovato eroico e comunque coraggioso oltre l'immaginabile, certamente diverso da quello di andare a recuperare gli occhiali poichè si parla di due forme diverse di coraggio, ma questo testo mi è piaciuto particolarmente e anche il modo in cui è scritto: frasi brevi e d'impatto. Io sn + pesante quando scrivo ^_^ Cmq è bello trovare qualcosa su cui riflettere ogni tanto...e adesso a lavoro!

6 commenti:

  1. Che il coraggio non è assenza di paura ma agire nonostante questa è un pensiero assodato e conosciuto, ribadito più volte. La parte su cui riflettere del racconto è quella in cui Gaiman non definisce coraggio l'atto del padre di essere rimasto a farsi pungere. In realtà qui sta dicendo che per salvare la figlia non poteva fare altro, non poteva contemplare altre possibilità per amore della figlia, quindi non poteva essere coraggio. Perchè il coraggio come dice alla fine è affrontare qualcosa che ci spaventa, che non vorremmo fare, e lui non poteva non voler salvare la figlia, quindi Gaiman ha ragione, non è coraggio. E' qualcosa di più ;)

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  2. E' un amore grande, diverso a quello a cui sei abituata adesso, che proverai (spero presto) realizzando il tuo grande sogno... e poi non ti sei accorta di avere sul banner, da molto tempo, la risposta al tuo dubbio?
    ...senza riserve ...senza coraggio.

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  3. Mi piace molto quello che avete scritto, ma forse avete interpretato male me heheheh
    Io penso esattamente quello che dite voi, a interpreto coraggio anche quello di restare lì a farsi pungere...altrimenti perchè mai avrei dovuto trascrivere questo pezzo?

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  4. Melina dici un sacco di cazzate

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  5. Mi dispiace che la persona che si permette di venire a commentare in questo tono nel MIO blog NON ABBIA LE PALLE di mettere il suo nome. Se le mie idee nn ti piacciono, puoi fare a meno di leggere xkè nel bene e nel male, hai sprecato il tuo tempo a leggere le cazzate che scrivo invece di scrivere qualcosa di sensato...che poi in 7 parole ci hai messo 2 parolacce, e da qu7esto si evince che stai rovinato/a e non solo non sai sostenere un discporso (perchè non metti il tuo contatto) ma sei incivile e ignorante in quanto nelle tue parole c'è solo volgarità. Farò volentieri a meno di tue nuove cavolate.
    E a fanculo vacci tu, caro lettore!

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